Delle seimila imprese che hanno partecipato al Bando pubblico del Ministero dei Beni e delle Attività culturali per il conseguimento della qualifica professionale di restauratore o collaboratore restauratore ne sono state riconosciute circa quattromila. Si tratta di artigiani e professionisti di grande capacità ed esperienza, la maggior parte dei quali opera da numerosi anni nel restauro e nelle sue diverse specializzazioni, sia per privati ma soprattutto per enti e istituzioni culturali pubbliche.
Un grande risultato se consideriamo la travagliata vicenda nel corso di ben lunghi nove anni, a partire dalla emanazione del Decreto Ministeriale n. 86 del 26 maggio 2009, che ha definito i profili professionali degli operatori ammessi alla effettuazione di interventi conservativi su beni di interesse artistico culturale, istituendo un apposito Bando in cui ciascuna impresa ha dovuto presentare domanda, producendo approfondita documentazione relativa agli studi effettuati e al proprio curriculum professionale.
CNAsi è battuta con forza perché il patrimonio di esperienze, di capacità professionali e competenze professionali espresso dagli artigiani restauratori del nostro Paese fosse riconosciuto dal Ministero dei Beni culturali e, ora, questo faticoso percorso, che ci ha visto in campo per far sì che al riconoscimento della qualifica potesse accedere il più ampio numero di imprese possibile, comprese quelle giovanili, è giunto in dirittura d’arrivo. Di questo siamo orgogliosi.
E’ dei giorni scorsi la comunicazione del Ministero sulla possibilità, per i restauratori interessati, di consultare la propria posizione in merito all’ammissione o meno della domanda presentata. Di questi, come si diceva, la gran parte risulta in possesso dei requisiti per il riconoscimento della qualifica, un migliaio di domande sono invece state respinte, mentre per altri mille circa si richiede un supplemento di documentazione
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